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TONI FABRIS

Toni Fabris

(Bassano del Grappa, 1915 – 1989)

Toni Fabris (Bassano del Grappa, 1915 – 1989) è stato uno scultore e regista italiano.

Figlio dello scultore e ceramista Luigi Fabris, è attivo a Milano tra la fine della Seconda guerra mondiale e i primi anni ottanta del Novecento. Studia all'Accademia di Brera sotto la guida di Francesco Messina. Dopo la guerra e la prigionia si presenta con una personale nel Salone dell'Illustrazione Italiana a Milano. Negli anni seguenti riprende gli esperimenti di scultura animata già iniziati negli anni Trenta. Nel 1962 si tiene la seconda personale nella galleria Minima Toninelli. Nel marzo del 1963 espone nella galleria D'Eendt di Amsterdam. Nel 1965 è al Kunstmuseum di Winterthur. Nel 1966 è invitato con un gruppo di opere alla XXXIII Biennale di Venezia. Nel 1969 espone alla galleria Traverso di Milano.
Nell'ambito del CineGuf di Milano Fabris realizzò i primi esperimenti cinematografici in cui riuscì ad animare le sue sculture sfruttando la ripresa a passo uno. La tecnica, che era già utilizzata per i cartoni animati e per film in cui a muoversi erano pupazzi o burattini, fu qui impiegata dallo scultore per dare vita alla materia: risultato delle sperimentazioni degli anni '37-'38 sono dei brevi film in bianco e nero incentrati perlopiù sull'idea della mutazione, sulla possibilità di rappresentare una metamorfosi plastica in divenire. Apollo e Dafne, per esempio, si basa sul celebre mito e si concentra proprio sul momento della trasformazione espressionistica della ninfa Dafne in una pianta di alloro. Gli esperimenti in plastilina di questi anni anticipano inoltre alcune idee che lo scultore riprenderà e svilupperà alla fine del decennio successivo, quando, finita la guerra, poté riprendere la sua attività e realizzare nel 1949 la sua ultima e più matura opera cinematografica, il cortometraggio Gli uomini sono stanchi.

Gli uomini sono stanchi è un cortometraggio di sculture animate realizzate con plastilina colorata, girato nel 1949, con pellicola 35 mm a colori, della durata di circa 10 min. Realizzato con la tecnica passo uno, il film si ispira ad alcuni passi biblici (adattati da Nazareno Taddei S.J.) e vuole rappresentare «il travaglio dell'umanità moderna oppressa dall'impero della tecnica». Per questo film lo scultore si avvalse di diversi collaboratori, tra i quali spiccano sicuramente Giorgio Albertazzi – cui si deve la voce over – e Luciano Chailly, che compose la musica originale utilizzata nella colonna sonora.
Gli uomini sono stanchi può essere considerato il punto di arrivo e la conclusione del percorso di sperimentazione iniziato dallo scultore prima della guerra. Alcune sequenze del film riprendono infatti situazioni già affrontate nei brevi esperimenti realizzati da Fabris negli anni '30, qui inserite però in un contesto unitario e rappresentate prestando maggior attenzione alle peculiarità espressive proprie del cinema.
Oltre che segnare un'importante tappa nella carriera dell'artista, questo film assume una notevole rilevanza in quanto si può considerare il «primo esperimento nel mondo di scultura animata» – preceduto dai citati Esperimenti di sculture animate dello stesso Fabris. L'elemento di novità rispetto ad altri film realizzati con la ripresa a passo uno risiede nel fatto che qui la tecnica è applicata insieme alla scultura, ed esse sono poste l'una al servizio dell'altra. L'artista non si limita alla possibilità di dare vita e movimento a ‘pupazzi’ di plastilina ma anima e muove la materia stessa, plasmando statue anatomicamente esemplari che diventano i personaggi di uno scenario apocalittico; grazie al sapiente impiego simultaneo della ripresa a passo uno e della scultura possiamo poi vedere la metamorfosi di uomini in alberi, il dettagliato cambiamento delle espressioni sui volti angosciati, la fusione di un uomo con il terreno, palazzi che si sciolgono. Per certi versi è possibile intravedere nelle metamorfosi qui realizzate l'anticipazione di certe tendenze dell'animazione che emergeranno – in maniera indipendente e contesti del tutto differenti – nei decenni successivi.
Dopo questo cortometraggio Toni Fabris abbandonò il cinema d'animazione per dedicarsi esclusivamente alla scultura, forse interessato più ad esplorare lo sviluppo materico nello spazio invece che le possibilità di rappresentazione del movimento offerte dal mezzo cinematografico.